TUTTO SULLA PESCA ( O quasi )

TUTTO SULLA PESCA ( O quasi )
E SALVIAMO STE BALENE
RIFUGIO CAROTA








Ristorante Al Rifugio Carota Di Pellegrinotti D.& C. S.d.f. 32010 Pieve D'Alpago (BL) -


Localita' Carota, 2 - TEL :0437 478033

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RISTORANTE AL RIFUGIO CAROTA

SE PASSATE NELLA PROVINCIA DI BELLUNO, DALLE PARTI DI PIEVE D’ALPAGO, SALITE FINO A PLOIS E CONTINUATE FINO ALLA LOCALITA’ CAROTA , DOVE SI TROVA IL RINOMATO RISTORANTE AL RIFUGIO CAROTA, DI PELLEGRINOTTI D. & C . S.d.f. - TELEFONO: 0437 478033
UN POSTO CONFORTEVOLE, TRANQUILLO SITO NEL MEZZO, DOVE POTER FARE DELLE PASSEGGIATE PER SENTIERI SEMPLICI , NON MOLTO INPEGNATIVI PER PERSONE DI MEZZA ETA’.
IL RIFUGIO CAROTA E’ DOTATO DI CAMERE MODERNE E MOLTO CONFORTEVOLI, A PREZZI ALLA PORTATA DI TUTTI, IL RISTORANTE E’ MOLTO RINOMATO, CARATTERISTICO E DOTATO DI UNA MERAVIGLIOSA VEDUTA DEL LAGO DI SANTA CROCE.
IL PERSONALE E PROPRIETARI, SONO MOLTO AFFABILI, SIMPATICI , ALL’INSEGNA DELLA CORDIALITA’ E DELLA COMPAGNIA , PRONTI A CONSIGLIARE PER IL MEGLIO I CLIENTI ECC.
PROSEGUENDO DOPO IL RIFUGIO CAROTA , IL SENTIERO PERCORRIBILE CON LA MACCHINA PORTA ALL RIFUGIO DOLADA, META DI LANCIO DI DELTAPLANI ECC.,DOTATO DI UN POSTO DI
RISTORO.

BUON DIVERTIMENTO DA MARIO M.

UNA DOMENICA AL FORTE DI CARPENEDO









DOMENICA 22 GIUGNO 2008 – MESTRE - VENEZIA
FINALMENTE UNA DOMENICA TRANQUILLA, ALL’INSEGNA DELLA COMPAGNIA, DELLA NATURA E DELLA TRANQUILLITA’.
CONSIGLIO A CHIUNQUE DI ANDARE AL FORTE DI CARPENEDO. E PRENOTARE SE EVENTUALMENTE SIETE UNA COMPAGNIA DI AMICI ECC. E VOLETE PRANZARE AL FORTE , ( VI TROVERETE BENISSIMO ).
E AVRETE L’OCCASIONE DI VISITARE IL FORTE ECC.ECC.ECC.
ANDATE, ANDATE… TEL CELL: FRANCESCO 3395257573.

CIAO A TUTTI DA MARIO M.


PESCA CLUB "EL PAGANEO"

Se qualcuno apre il mio Blog, e legge questo articolo, e si trova in Italia,nel Veneto nella Provincia di Venezia, precisamente vicino a Mestre, ed e’ amante della Pesca Sportiva ( a livelli soprattutto amichevoli ), e abbia voglia di fare qualche gara , o passare un po’ di tempo in compagnia, consiglio, di andare nella Sede del “ PESCA CLUB EL PAGANEO”,una Società nata nel 1981, con 27 anni di esperienza in gare di qualsiasi categoria, che si trova, a Favaro Veneto (Ve), in Via Altinia presso il Bar ” EL PARLAMENTO “ ( di fronte alla rinomata “ TRATTORIA ALLA PESA “.E di iscriversi alla Società’ di Pesca , o di partecipare a qualche Gara, allo scopo istruttivo e per passare qualche ora in compagnia .
La Società, è molto conosciuta nelle zone limitrofe a Mestre, e nella Provincia di Venezia, per avere in 27 anni partecipato, e soprattutto organizzato Gare di Pesca a livello Provinciale. La Presidenza e i Soci , ne fanno una Società’ , all’insegna della’, Lealtà’, Compagnia, Gentilezza e Pazienza, per chi fosse alle prime armi, (soprattutto i PIERINI ) .
Nella mia personale conoscenza verso i Soci e la Presidenza, non posso fare altro che esprimere un parere più’ che favorevole e positivo.
Auguro a tutti i Soci iscritti ed eventualmente di nuovi, un in bocca “AL LUPO” per la stagione di Pesca Sportiva corrente, e la prossima del 2009.

Mario Marella.










Il gambero d'acqua dolce















(Austropotamobius pallipes italicus) è un piccolo crostaceo, appartenente alla famiglia degli Astacidi.
Sottospecie italiana della specie Austropotamobius pallipes, distribuita nell'Europa occidentale, dal Portogallo alla Svizzera e alla Dalmazia e dall'Inghilterra alla Francia fino alla Liguria, A. pallipes italicus colonizza, o meglio "colonizzava", tutte le regioni continentali e peninsulari d'Italia, dalla Calabria al Piemonte e alla Venezia Giulia. Nella seconda metà del XX secolo, infatti, le popolazioni di questo gambero in molti bacini si sono ridotte e altre sono addirittura scomparse per cause innumerevoli che vanno dalla diffusione della "peste del gambero" alla distruzione e modificazione dell'habitat naturale della specie.
Nel territorio del Parco di Montevecchia e della Valle del Curone sono numerosi i corsi d'acqua che ospitano il gambero d'acqua dolce e anche in questi ambienti pare che le sue popolazioni abbiano subito una riduzione numerica. L'entità di questa diminuzione non è comunque nota in quanto non erano mai stati condotti, sino ad oggi, studi su tali popolazioni.
Per questo motivo, nell'anno 2000-2001 è stato condotto un censimento capillare della presenza dei gamberi nel Parco che ha permesso di determinarne la distribuzione e di definire le azioni di gestione più opportune per la loro conservazione.





PER SAPERNE DI PIU' CLICCA IL LINK:



http://www.provincia.cremona.it/servizi/pesca/all/20040922-1609380.pdf

VENEZIA ,LA CITTA' DEGLI INNAMORATI.

LA PIU' BELLA CITTA' DEL MONDO.
( e non occorre dire altro).

La Pesca Della Trota

NA STRAGE DE PESSE.

Balene

E CERCHIAMO DI SALVARLE SU DAIIII.

PESCI D'ACQUA DOLCE.

PER INFORMAZIONI PER LA LICENZA DI PESCA.CLICCA NEL LINK QUI SOTTO.

PER ATTREZZATURE DI PESCA CLICCA NEL LINK SOTTOSTANTE:


VUOI SAPERE DELLE CURIOSITA' SUI PESCI ?EBBENE CLICCA QUI SOTTO.

http://www.anarchia.com/link_in_frame.php?link=951&c=


Pesci: La Scardola

Descrizione : La Scardola ha un corpo abbastanza alto e compresso ai lati. Come si puo' notare dall'immagine, la nuca e' bombata ed il dorso e' leggermente bombato. Le pinne hanno una colorazione sul rosso. Esiste anche una varieta' completamente dorata. Si ibrida spesso e volentieri con altri ciprinidi; tali incroci sono molto difficili da identificare. Puo' raggiungere i 50 cm di lunghezza e arrivare a pesare intorno ai 2 chili. Vive prevalentemente nelle acque poco mosse dei fiumi, nei laghi e nelle lanche. Ha abitudini gregarie, forma branchi a volte numerosi e predilige zone con vegetazione nei pressi delle rive. Si riproduce in primavera, tra aprile e giugno, in acque non molto profonde. E' allevata per far da "mangime" negli allevamenti di lucci.



Pesci: il Cavedano
Descrizione : Il Cavedano e' un pesce estremamente diffuso in tutta Italia. Lo si trova nei fiumi, nei laghi, nelle acque stagnanti tipo le lanche ed anche a volte nei fiumi e torrenti di montagna a far compagnia alle trote. Come si puo' notare dalla figura ha un corpo massiccio ed allungato, con testa e bocca grandi. Infatti spesso anche gli esemplari piu' piccoli riescono ad "ingoiare" un'intero cucchiaino. Puo' raggiungere la lunghezza massima di 80 cm. ed un peso massimo di 6 kg. Nella media, la lunghezza ed il peso delle prede catturate, variano tra i 20-50 cm e 0,3-1,5 kg. Vive in piccoli gruppi ed e'estremamente pauroso.


Pesci:Il Persico Reale
Descrizione : La forma e la livrea del corpo, come si puo' notare dalla foto, sono estremamente caratteristici. Lo si trova nei fiumi nelle zone a lenta corrente, nei laghi, e nelle lanche. E' un pesce gregario, forma piccoli gruppi e solo in eta' adulta puo' intrapprendere una vita solitaria. Nelle nostre acque catture intorno al chilo di peso sono un evento, la media e' sotto i 0,5 kg. Vivendo in branchi e' possibile catturarne piu' di uno nella stessa zona di pesca.
Pesci:Il Luccio
Descrizione : E' praticamente impossibile confonderlo con un'altro pesce. Il capo e' allungato e compresso lateralmente, il muso pronunciato presenta una bocca ampia ( piena di bei dentini ! ) che ricorda un po' il becco di un'anatra. Lo si trova nei fiumi nelle zone con scarsa corrente ( anse ), nei laghi, nelle acque stagnanti tipo le lanche e rami morti. Puo' raggiungere dimensioni e peso notevoli. Nella media il peso delle prede catturate varia tra 1-5 kg. Vive solitario.

Pesci: Il Siluro
Descrizione : Il Silurus Glanis, il grande pesce proveniente dal Danubio, è oggi il signore incontrastato del Po e del largo reticolo di acque della Bassa padana. Ovunque, in pianura, compaiono i siluri e le notizie di catture occasionali si susseguono a ritmo continuo da ogni parte d'Italia. La presenza di questo pesce dall'aspetto orribile - un ibrido tra il pesce-gatto e l'anguilla, come sostengono i vecchi pescatori professionisti del Polesine - si fa sempre più preoccupante. Soprattutto in certe acque dove il siluro sta diventando l'unica specie presente. Siamo di fronte ad una sorta di flagello ambientale del quale, tra l'altro, si conosce ben poco. Quanto cresce in Italia? Altrove arriva fino a 350 kg. Nelle acque italiane le catture maggiori superano già i 100 kg., ma vista la velocità di accrescimento del siluro non è da escludere che con il passare del tempo vengano raggiunte taglie ben superiori. Per ora esistono studi effettuati sul Po che danno una media di crescita di quasi 19 cm. al primo anno di vita, oltre i 40 al secondo, quasi 80 al terzo e bel oltre il metro al quinto. Si stima che in 9-10 anni di vita un siluro raggiunga i 30 chili di peso. In Italia, rispetto ai paesi dell'Europa centrale (dove è considerato una specie rara e gode di misure di protezione anche severe), cresce molto più in fretta perché dove fa più caldo il siluro ha un ritmo di accrescimento maggiore. A scapito ovviamente degli altri pesci dei quali si nutre senza sosta. Per porre un freno all'invasione del siluro, soprattutto per quanto riguarda il Po, si stanno studiando diversi sistemi: dagli incentivi alla pesca (sportiva e professionale) ad una massiccia reintroduzione dello storione che, occupando la stessa nicchia ecologica del siluro, è il suo antagonista diretto. Oggi lo storione, stupendo pesce autoctono, è molto raro e probabilmente soffre, oltre che delle cattive condizioni di salute del Grande Fiume, anche della concorrenza alimentare dei sempre più numerosi siluri. Anche se in linea teorica il siluro smette di alimentarsi quando la temperatura dell'acqua si aggira attorno agli 8 gradi, in realtà è possibile fare buone catture tutto l'anno. Non solo, i veri e propri colossi sono più facili da stanare alle porte dell'inverno e agli inizi della primavera con le acque che si riossigenano e entrano in movimento. È evidente che in questi periodi meno caldi i pesci vanno ricercati nei maggiori fondali. Nella tarda primavera e in estate i siluri di piccola e media taglia (dai trenta centimetri ai 15-20 kg.) sono molto più attivi di quelli grossi che si lasciano prendere solo nelle ore notturne o nelle giornate in cui minaccia brutto tempo. Il siluro si nutre maggiormente quando l'acqua è molto calda, diminuendo il proprio metabolismo di pari passo con la temperatura.
BY MARIO MAREA

PESCA ALLA SEPPIA







PESCA ALLA SEPPIA DALLA BARCA



Caratteristiche: Una delle tecniche più diffuse per la cattura di questo ricercato mollusco è quella praticata dalla barca, sia con esche naturali che artificiali e consiste nel calare l'esca da una imbarcazione e nel trainarla lentamente sul filo della corrente. La Preda: La Seppia (Sepia officinalis) è un mollusco cefalopode, diffusissimo nel Mediterraneo, frequenta comunemente fondali rocciosi misti a sabbia o fango. Vive da pochi metri d'acqua fino a oltre 150 metri di profondità. Può raggiungere i 40 centimetri di lunghezza per 2 chilogrammi di peso. Come il polpo, la seppia ha come arma di difesa un inchiostro che libera in acqua per coprirsi la fuga. La seppia si nutre prevalentemente di piccoli crostacei e molluschi, non disdegnando i pesci morti. Dove e quando: Questa tecnica viene di solito praticata all'esterno delle dighe frangiflutti, l'esterno dei porti, su fondali misti di roccia e sabbia, le foci dei fiumi. La stagione di pesca và dalla fine dell'estate agli inizi della primavera, con la sua massima attività nei mesi invernali. Gli orari più attivi sono quelle notturne, quando le seppie sono solite alimentarsi, se utilizziamo esche naturali o artificiali dotate di fonti luminose tipo starlite oppure fosforescenti. Sono possibili catture anche all'alba o al tramonto e durante le ore della giornata, in presenza di cielo coperto e acque velate. Attrezzatura: Per la barca, può andare bene una qualsiasi imbarcazione a remi o a motore, sufficientemente stabile per l'azione di pesca. E' poi necessaria una canna tipo bolentino, con azione da 80/100 grammi, munita di un mulinello proporzionato caricato con un buon monofilo 0,30. Tradizionalmente, possiamo anche utilizzare la classica lenza a mano, costituita da circa 100 metri di 0,60 a cui collegheremo poi il finale. Arrotolata sul nostro pezzo di sughero, eviterà inutili ingarbugliamenti. Saranno necessari piombi di diverso peso, girelle e la solita minuteria del pescatore. Completa il quadro, un guadino a maglia stretta per il salpaggio delle prede. Esche: Utilizzando esche naturali, la scelta cadrà su pesci di piccola taglia morti, come la sarda, la boga e il piccolo sugarello. Per l'innesco, possiamo utilizzare le apposite gabbiette metalliche munite della corona di aghi o, meglio ancora, con la sola asta d'acciaio munito anch'esso della corona di aghi (vedi dis.) in cui viene infilata l'esca partendo dalla bocca fino alla coda, dove sarà legato il terminale. Ultimamente, molti pescatori stanno impiegando con eguali risultati le esche artificiali, costituite principalmente da imitazioni molto fantasiose del gambero, tutti muniti da doppia corona di aghi. Di solito questi artificiali sono piombati e diversamente colorati ed è bene averne una discreta varietà in modo da poterne alternare alcuni, prima di identificare quello che meglio rende in quel particolare momento. Alcune indicazioni potranno essere d'aiuto:



Cambiare spesso l'artificiale, durante la battuta di pesca, ci permetterà di individuare quale colore o tipo di inganno attrae di più le nostre prede. Per le seppie, utilizzeremo preferibilmente artificiali lisci e non quelli rivestiti di tessuto, perché nel recupero, scivolano con maggior facilità e portano la seppia sulle corone di aghi ferrandola. Montature: Le montature adottate in questa tecnica sono essenzialmente due: Montatura a piombo scorrevole: prevede l'impiego di un piombo scorrevole, tipo a uovo, di peso adatto a mantenere in pesca l'esca, montato direttamente sulla lenza madre e fermato dalla girella, protetta da un tubicino di plastica. A questa girella viene fissato il terminale, formato da uno spezzone di monofilo dello 0,25/0,30 a cui verrà legato l'artificiale. Nel caso di esche naturali, se la corrente non è troppo forte, si può pescare anche senza piombo, adottando la stessa montatura vista per gli artificiali dato che l'esca è sufficientemente pesante. Con corrente veloce, adottiamo un piombo adeguato montato alla stessa maniera. L'uso di questa montatura è da consigliare su fondali sabbiosi o fangosi, mentre su settori misti, potrebbe incagliarsi con facilità. Montatura a piombo terminale: prevede l'impiego di un piombo fisso, tipo bolentino, di peso adeguato a mantenere le esche sul fondo montato su di uno spezzone di monofilo dello 0,30 lungo una decina di centimetri al quale legheremo una girella che collegherà un altro spezzone di filo dello 0,35 lungo circa un metro. Su questa lenza monteremo due braccioli, lunghi rispettivamente 50 e 30 centimetri, utilizzando una girella e le relative perline, come illustrato nel disegno. Questi braccioli porteranno le esche artificiali che potranno essere identiche oppure diverse per dimensione e colore. Questa montatura lavora benissimo su fondali misti, in quanto le possibilità di incaglio diminuiscono. Azione di pesca: una volta individuata la zona di pesca si cala la lenza con l'esca scelta e ci si lascia scarrocciare dalla corrente; se si và troppo velocemente è consigliabile rallentare l'imbarcazione con un'ancora galleggiante. In base alla corrente và scelta anche la piombatura più adatta che deve permettere all'esca di lavorare vicinissima al fondo. A questo punto, muoviamo ripetutamente la canna, in modo da imprimere all'esca un'invitante su e giù, in modo da attirare le nostre prede. Quando avvertiremo un maggior peso e resistenza a questo su e giù sarà il segnale della preda che si è allamata ed è quindi il momento di iniziare il recupero, per portare la seppia a tiro di guadino. Conviene ricordare che gli aghi non sono muniti di ardiglione e quindi non offrono molte garanzia di tenuta. Appena avremo a tiro la nostra seppia, un colpo di guadino metterà fine alla lotta. Con le stesse attrezzature ed esche sarà possibile anche la cattura sporadica di totani e calamari, che saranno più probabili pescando un po' distanti dalla costa e su fondali maggiori.


SALUTONI DA MARIO MARELLA.







PESCA AL GHIOZZO O (PAGANELLO).



E' una specie di pesce frequentemente catturata da pescatori sportivi.Ma è nell'Adriatico che la pesca al ghiozzo è la piu' difusa.Dai ragazzi agli anziani,non c'è buca o scogliera che non sia stata visitata da una canna,alla ricerca di questo pesce.E' un pesce appartenente alla famiglia dei gobidi,dell'ordine dei Perciformes,di modeste dimensioni, che raggiunge una lunghezza massima di 15 cm. Assomiglia molto al ghiozzo nero dal quale si distingue per la mancanza di raggi allungati nella prima pinna dorsale. Nel complesso le caratteristiche sono quelle tipiche dei gobidi, le labbra sono grosse e gli occhi sporgenti, il colore bruno più o meno chiaro, il ventre bianco.La riproduzione avviene a maggio-giugno,depone le uova attaccandole a corpi sommersi sul fondo , rocce, scogli ecc,durante il periodo riproduttivo i maschi emettono segnali acustici prodotti con i denti faringei e la vescica gassosa; la colorazione si fa più vivace e la testa, in entrambi i sessi, diventa più scura; le uova vengono deposte di notte tra pietre e ghiaia e difese dai maschi.Comune in tutto il Mediterraneo, vive su fondi sabbiosi e detritici a modesta profondità; si trova comunemente in prossimità dei porti e delle scogliere artificiali e penetra spesso all’interno delle lagune, in quanto essendo una specie eurialina tollera bene sbalzi di salinità.
ALIMENTAZIONE: Si nutre di piccoli invertebrati bentonici (larve d’insetti, crostacei, molluschi e gasteropodi),vermi e uova di pesci.



Montatura: Piombo a perdere in base alla corrente,e oscillerà dai 30 ai 50gr,con forma a pera (con un piombo normale, è piu facile incagliare) gli ami saranno un 8/12 a gambo lungo,braccioli dallo 0,20 allo 0.30 Il ghiozzo, ingoia l'esca, è nella fuga si conficca l'amo nella bocca.I braccioli saranno corti intorno ai 10/15 cm,legati alla genovese(amo sotto e sopra con il piombo in mezzo).
PESCA: Considerato un pesce da principianti perché abbocca facilmente,si pesca con canna fissa o mulinello.Una teleregolabile,ti permette di pescare e trovare buche anche a notevole distanza,con un rischio minore di incaglio,ma è molto ingombrante per una pesca di velocità.Questo pesce va stuzzicato con piombi colorati,quali il rosso.il giallo e colorazioni miste col bianco,e per finire l'esca la faremo lavorare alzandola e abbassandola leggermente dal fondo.

Mario Marea.



PESCA AL CEFALO DALLE DIGHE FORANEE



SPECIALE CEFALO O MUGGINE.


Il luogo ideale dove praticare questa pesca sono le scogliere artificiali di roccia nera, oppure di blocchi di cemento, situate a penisola o circondate completamente dal mare, poste a protezione di porticcioli, spiagge, ecc. A Torre del Greco (NA) dove abito c'è un bellissimo mare, ma le coste impoverite dalla cementificazione sono protette da questo tipo di scogliere artificiali ed è in questi posti che ho potuto sperimentare tale tecnica con bellissimi risultati. Non si pesca all'esterno della scogliera, come si potrebbe supporre, ma all'interno della scogliera artificiale tra i massi che la compongono. Una perlustrazione preventiva deve essere dedicata per lo più alla ricerca delle buche buone in cui poter calare il nostro amo e filo. Movendoci con cautela tra gli scogli bisogna cercare delle buche non troppo larghe, dove in pratica la nostra persona non può fare ombra sulla superficie dell'acqua per non allarmare il sospettoso Cefalo. Individuate un bel pò di buche lungo tutta la scogliera, le sondiamo con un filo di lenza piombato con 10 g, ancora legato al rollino per verificare la profondità delle buche. Tra tutte le buche dobbiamo scegliere quelle che hanno una profondità maggiore di 3 mt. Anche altri ambienti rocciosi potrebbero risultare interessanti, anche se non ho testato tale tecnica in ambienti diversi, purché siano presenti buche con le stesse caratteristiche di quelle descritte. Le condizioni ideali per questo tipo di pesca sono il mare calmo o non troppo mosso (in caso di mare agitato i pesci sono di solito fuori dagli scogli, in mangianza). Per quanto riguarda l'ora in cui pescare, per andare a colpo sicuro bisogna consultare le tavole di marea. Conviene scegliere quei giorni in cui l'escursione tra alta e bassa marea è maggiore e bisogna pescare nelle ore in cui avviene il passaggio tra bassa ed alta marea. Inoltre se un intero pomeriggio non ha dato buoni frutti, bisogna avere la pazienza di attendere fino al tramonto perché è quello il momento in cui si possono avere belle sorprese. Esche: Una qualsiasi tipo di pasta da esca, già ampiamente citate nel sito è ottima per questa tecnica. Anche la polpa di sarda, innescata a pezzi è ottima. Brumeggio: Qualsiasi tipo di pastura per il cefalo è ottima, ma anche il solo pane duro ammollato con acqua di mare và bene e i risultati non sono certamente da meno. Attrezzatura:Canna: Una comune canna fissa telescopica, lunghezza da 1.5 mt. ca., se poco sensibile accessoriarla con un pistillo da apporre sull'estremità.Monofilo: Uno spezzone con diametro Ø 0.40 - 0.45, il colore non rilevante; tale diametro è giustificato dal fatto che il filo all'interno degli scogli si danneggia facilmente a causa delle asperità che incontra (si consiglia di cambiarlo ogni due d'ore con del filo nuovo).Piombo: Per piombare la lenza si possono utilizzare i normali piombi a oliva compresi tra i 10 e i 20 grammi a secondo delle condizioni del mare (mare calmo 10 grammi, mare mosso 20 grammi).Ami: Utilizzeremo ami di misura 0.1(prima misura degli ami molto grandi, la taglia sale con l'aumentare dei decimali,es.0.1, 0.2, ecc.) a gambo lungo in acciaio con testa larga (capaci di infilzare il pesce anche al di fuori delle labbra).

Montatura:

Dopo aver scelto le buche si può montare la canna con un unico spezzone di monofilo, senza bracciolo su cui attaccare l'amo, di lunghezza pari alla buca più profonda (di solito circa 4.5 mt.), con il piombo montato al di sopra dell'amo ad una distanza di circa 10-15 cm da questo, fissato nella posizione con delle pinze. Azione di pesca: L'azione di pesca comincia con la pasturazione delle zone di pesca. Se si sono trovate circa una decina di buche buone, conviene pasturare contemporaneamente a gruppi da 3-4 buche per volta vicine fra di loro, e pescare in ogni buca per circa un quarto d'ora per un tempo totale di 1.5-2 ore, dopo di che si può nuovamente pasturare in queste buche o si passa alle altre.Una volta innescato l'amo con l'esca utilizzata, caliamo la canna nella buca. Ricordo che è necessario far scendere il filo fino in fondo alla buca in modo che il piombo tocchi il fondo. Quindi si pesca al tocco, cercando di avvertire i leggeri tocchettini del pesce che mangia l'esca, poiché difficilmente il cefalo ingoia in un sol boccone amo ed esca, ma di solito succhia la pasta o la polpa della sarda presenti sull'amo. Dopo qualche tocco può succedere che il pesce si allama da solo e bisogna stare attenti a non farci cogliere di sorpresa dall'improvvisa reazione del pesce che potrebbe sfilarci la canna di mano. L'azione normale invece prevede che dopo qualche tocchetto del cefalo, dobbiamo dare un bello strattone alla canna cercando di ferrare la preda. Una volta che il pesce è stato allamato, dobbiamo riporre la canna al nostro fianco sullo scoglio e recuperare la lenza con le mani, non troppo velocemente ma con decisione. Una volta che il pesce è fuori dall'acqua conviene spingerlo subito in un grosso secchio o in un retino.

Se la giornata è quella giusta, si possono tirare fuori da queste piccole buche pesci che vanno dai 500 grammi al kilo di peso, ma non sono rari i casi di vecchi cefali di circa 2 kg. che fuoriescono tra l'incredulità generale da questi fori come il Genio esce dalla lampada di Aladino. Altre belle sorprese si hanno quando invece di un cefalo sbuca dalla buca qualche pesce mazzone di belle dimensioni, un occhiata o un sarago.

Salutoni Mario M.



LA PESCA ALLA TROTA


Ambiente di pesca, dove troviamo la trota
La trota è un pesce molto furbo ed intelligente, ha sempre un suo riparo, ed aspetta il momento migliore per andare a caccia di cibo. La trota è anche molto molto diffidente... quindi molto difficile da catturare, facciamo attenzione a non far rumore nella nostra ricerca del pesce. I punti migliori sono i ripari dietro le rocce in cui potrebbero stazionare le trote, anche se i massi non sono emersi puoi sempre accorgerti della loro presenza perlustrando bene la tua zona di pesca. Poi la trota va anche a caccia e quindi la puoi incontrare ovunque; ma, in linea di massima la trota si nasconde dietro i sassi e nei luoghi dove l'acqua è più ossigenata nella classica schiumetta bianca.
LA PESCA A FONDO CON IL PESCE MORTO
Le esche usate maggiormente nella pesca a fondo sono: il lombrico e il pesce morto.
Nella pesca con i lombrichi si attua la pesca classica al tocco, usando i lombrichi di terra e utilizzando una o due spaccatine (piombi) a circa 25 cm dall'amo che sarà del numero 5 con nylon del 18-20.Nei casi in cui l'acqua sia torbida, è consigliabile l'uso del polistirolo.
La pesca con il pesce morto è sicuramente la pesca che, se fatta a dovere, dà i migliori risultati. I pesci che sono maggiormente utilizzati sono le sanguinarole e i vaironi. L'innesco del vivo viene fatto usando un amo del 4 ed infilandolo prima nel labbro superiore e poi nel labbro inferiore.


LA PESCA A FONDO COL VERME
E' la classica pesca al tocco, Più usata anche nel fiume Sarca che è il fiume da cui il Garda si forma.
La lenza è molto semplice: utilizzando un nylon del 18 (per essere più sportivi si possono utilizzare anche misure inferiori) si utilizzeranno i piombi detti spaccatine (il numero dipende dalla zona di pesca, di solito non più di due) e a circa 40 cm si legherà l'amo del N° 5 (o ami più piccoli per l'uso di 2 o 3 vermi alla volta).
L'innesco del verme dovrà essere fatto in modo che spunti fuori solo la punta dell'amo; se il lombrico è piccolo, s'infilerà il verme dalla testa scendendo giù nel corpo per fuori uscire la punta nei pressi della coda del verme; se invece è grande s'infilerà il lombrico partendo più in giù rispetto alla testa (nei pressi dell'anello del verme), prestando attenzione a non far uscire troppo la coda del verme perché si avrebbe il rischio che la trota mangi solo essa senza restare attaccata all'amo. Un consiglio è quello di infilare il verme anche lungo il nylon sopra la paletta dell'amo.
Per una buona riuscita di pesca si cercherà di far arrivare alla trota prima il verme che i piombi per evitare il rischio che il pesce si spaventi e fugga; importante sarà anche la mimetizzazione del pescatore per non essere visto dal pesce.

Le Canne, i mulinelli ed i fili da pesca
Le canne usate sono di piccole specialmente in torrente dal 1,50 fino ai 2,10 mt, con mulinelli dal 1000 a 2500 e fili non oltre lo 0,20 , sconsigliamo il trecciato in torrente, meglio un monofilo senza memoria e con alto carico di rottura.
Poi ognuno ha le sue preferenze che vengon fuori dall'esperienza.
Saluti Mario M.